Laboratorio Standard
Nel 2018 si è celebrato il cinquantesimo anniversario dell’emanazione del Decreto sugli standard urbanistici (d.l. 1444/1968). Si è trattato di un’occasione importante per tornare a riflettere da un lato sul ruolo che questo provvedimento ha avuto nella costruzione della città e dei territori italiani e nella configurazione dei saperi che se ne occupano, dall’altro sull’urgenza di un ripensamento di strumenti, processi e azioni attraverso cui oggi si producono gli spazi “a standard”, servizi e dotazioni urbane a valenza pubblica e di interesse collettivo.
Il Laboratorio Standard ha condotto un percorso di ricerca comune, distinguendo tre possibili piani di indagine a cui sono correlate alcune ipotesi di lavoro e domande di ricerca.
Il primo (radici) ha a che fare con l’elaborazione del decreto nel corso degli anni sessanta, con il clima culturale e il dibattito disciplinare all’interno del quale trova il proprio bacino di coltura. Per questo il decreto sugli standard urbanistici è stato riletto come momento centrale nella riflessione sul welfare urbano da parte della cultura urbanistica italiana del secondo dopoguerra, indagando pratiche e discorsi che sono entrati nella sua elaborazione e che ne hanno determinato enunciati e ruoli.
Il secondo (depositi) ha riguardato la l’indagine del deposito spaziale degli standard: le loro geografie localizzative e le loro configurazioni, lo stato manutentivo del patrimonio di suoli e manufatti pubblici da essi generato.
Il terzo piano di indagine (atlante) ha orientato l’attenzione sulla tenuta e sulla modificabilità della città pubblica costruita dagli standard, intesa come capitale decisivo per pensare a progetti di rigenerazione dei territori urbani.